La Storia
   Le
    origini (fino al 1899)
   I precursori
   Archimede
    (287(?) - 212 A.C.) afferma che "un corpo immerso in un liquido riceve
    una spinta dal basso verso l'alto pari al peso del volume di liquido spostato".
    Si parla di liquido e non si pensa ancora a spostarsi nell'aria ma il
    principio vale per qualsiasi fluido, compresa l'aria. 
   Cyrano
    di Bergerac (1619-1655) immagina nel suo "L'altro mondo o gli stati e
    imperi della Luna", di sollevarsi nell'aria per mezzo di una cintura con
    ampolle di vetro contenenti rugiada che, evaporando sotto l'azione dei
    raggi del Sole, gli fornisce la necessaria spinta ascensionale. 
   Nel 1670
    il gesuita padre Francesco Lana propone un vascello volante sollevato
    da quattro sfere di rame in cui viene fatto il vuoto, (il vuoto è certamente
    più leggero dell'aria, purtroppo molto più pesanti dell'aria sarebbero
    state le sfere di rame in grado di resistere alla differenza di pressione
    fra interno ed esterno). Il progetto prevedeva anche un sistema di variazione
    di quota attraverso l'immissione/emissione di aria nelle sfere e la possibilità
    di spostarsi mediante... vele e remi. 
    
    Nel 1782-83 i fratelli Joseph e Etienne Montgolfier, con la loro "mongolfiera",
    sollevata dall'aria calda contenuta nell'involucro, danno inizio all'aerostatica
    e insieme all'era del volo umano. 
   Accanto alle mongolfiere,
    che si innalzano grazie all'aria calda, fanno la loro apparizione le "charlière
    (dal fisico J.A. C. Charles) che utilizzano come gas di sollevamento l'idrogeno
    e consentono permanenze in aria molto più lunghe, non essendo vincolate
    al combustibile necessario per scaldare l'aria. I palloni a idrogeno hanno
    inoltre dimensioni più contenute, grazie alla maggiore spinta ascensionale
    dell'idrogeno rispetto all'aria calda. 
   Con i palloni ci si può sollevare nell'aria ma rimane ancora insoddisfatta l'esigenza di poter scegliere la propria direzione, di spostarsi indipendentemente dai moti del vento. 
   Numerose
    furono, fin dagli inizi dell'aerostatica, le idee e i tentativi per conquistare
    l'autonomia di movimento, ricorrendo a vari tipi di forza motrice (vento,
    forza muscolare, ...) e a diversi strumenti di propulsione (vele, remi,
    pale, ...) con risultati del tutto insoddisfacenti. 
   La
    soluzione non si sarebbe trovata se non con la disponibilità di motori
    con adeguati rapporti peso/potenza. 
   Gli
    inizi
    Anche per
    i dirigibili è la Francia che apre la strada. Intorno
    alla metà del XIX secolo (1852) l'ingegnere francese Giffard, progettista
    di motori a vapore e costruttore di aerostati, trova la soluzione, montando
    a bordo di un pallone a idrogeno di forma affusolata (vol. 2.500 mc.,
    lungh. 44 m.) un piccolo motore a vapore (3hp, circa 150 kg.) che aziona
    un'elica a 3 pale. 
     
    Giffard riesce a raggiungere con il suo mezzo,
    in una giornata senza vento, la velocità di quasi 8 kmh. 
    Altri pionieri, sempre in Francia, sviluppano
    l'idea negli anni successivi, variando dimensioni, forza propulsiva, prestazioni. 
    
    Dupuy de Lôme (famoso ingegnere navale) progetta durante la guerra franco prussiana un dirigibile
    a propulsione ... umana, con l'elica azionata dagli otto uomini di equipaggio.
    Il dirigibile è completato a guerra finita e vola con successo nel 1872
    raggiungendo una velocità di circa 10 kmh (un successo senza futuro). 
     I
    fratelli Tissandier nel 1883 applicano al dirigibile la propulsione elettrica
    (la potenza però è ancora troppo bassa (1,5 cv per un volume di oltre
    1000 mc).  
    Krebs
     e Renard nel 1884 costruiscono "La France" (1864 mc, 50 mt di lunghezza),
     il primo dirigibile pienamente manovrabile (riescono per primi a tornare
     al punto di partenza) e con una velocità che comincia ad essere interessante
     (23 kmh). Anche "La France" utilizza un motore elettrico ma un po' più
     potente (8 cv) di quello dei fratelli Tissandier.  
    Santos
    Dumont (brasiliano ma operante in Francia), a partire dal 1898, realizza
    una serie di piccoli dirigibili in cui la forza propulsiva è fornita dal
    motore a scoppio (nel 1876 vi era stata l'invenzione del motore a quattro
    tempi - ciclo Otto in grado di fornire elevate potenze con pesi limitati). 
    Precedenti tentativi, non coronati da successo,
    di applicare il motore a scoppio al dirigibile erano stati quelli del
    tedesco Wolfert nel 1866-67 e dell'austriaco Schwartz nel 1885-87.                 
   Comincia
    il nuovo secolo (1900 - 1913)
   Il '900
    ha inizio con la più importante rivoluzione tecnologica nella storia del
    dirigibile, quella dei grandi dirigibili rigidi Zeppelin, che aprono la
    strada a importanti applicazioni civili e militari del nuovo mezzo. 
    Il
    primo Zeppelin (LZ1) si alza in volo dal suo hangar galleggiante sul lago
    di Costanza il 2 luglio 1900. Lo caratterizzano l'intelaiatura di alluminio
    completa da prua a poppa, le enormi dimensioni (un volume di 11.300 mc,
    128 m di lunghezza per 11,7 di diametro), la distribuzione del gas lungo
    l'involucro in 17 celle indipendenti, una velocità ancora modesta (28
    kmh) ma già superiore a quella degli altri dirigibili. 
   La "formula Zeppelin" consente di avere una migliore distribuzione
    dei carichi, di raggiungere velocità più elevate, di sollevare carichi imponenti.  
    Al primo Zeppelin ne seguono,
    nonostante i numerosi incidenti (di solito senza perdite umane), molti
    altri dalle prestazioni sempre migliori.
    Si tratta ormai di macchine le cui caratteristiche suscitano il crescente
    interesse delle forze armate e che consentono inoltre l'avvio una fortunata
    attività commerciale con voli turistici sulle principali città della Germania
    (è del 1909 La fondazione della DELAG, la prima società di trasporto aereo
    con dirigibili). Fino allo scoppio della guerra i
    dirigibili della DELAG compiono 1600 viaggi trasportando 41.604 passeggeri,
    senza che si registri alcun danno alle persone. 
     
      
   Alla
    vigilia della prima guerra mondiale un tipico Zeppelin come l'LZ13 "Hansa"
    raggiungeva un volume di 18.700 mc, con una lunghezza di 148 m. per 14
    m. di diametro, una velocità massima di 78 kmh, un'autonomia di 1.100
    km, un carico utile di 6300 kg. 
      
   Interessante
    il fatto che Zeppelin sia riuscito a sormontare le difficoltà finanziarie
    derivanti dai primi insuccessi grazie a pubbliche sottoscrizioni, metodo
    che sarà adottato anche negli anni '20 per finanziare la costruzione del
    "Graf Zeppelin", segno dell'entusiasmo che questi colossi dell'aria avevano
    suscitato nel popolo tedesco. 
   Accanto
    ai cantieri Zeppelin operano in Germania altri importanti progettisti
    e costruttori come Parseval e Schutte-Lanz (che si specializzarono rispettivamente
    nei dirigibili flosci e nei rigidi con armatura in legno) 
      
   I
    francesi, dopo essere stati gli inventori e i pionieri indiscussi del
    dirigibile, con l'inizio del nuovo secolo cedono alla Germania il primato,
    pur disponendo di importanti costruttori come Astra, Zodiac, Clement Bayard,
    Lebaudy e continuando a realizzare ottimi mezzi con interessanti innovazioni
    tecniche come il dirigibile semi rigido (Lebaudy-Julliot), formula che
    sarebbe poi stata sviluppata dagli italiani, il sistema ASTRA-Torrès con l'involucro a sezione trilobata
    che consentiva ai dirigibili flosci di raggiungere maggiori dimensioni,
    gli impennaggi pneumatici. 
     
       
   Nel
    1913 viene anche realizzato un dirigibile rigido sperimentale con armatura
    in legno (l'unico rigido costruito in Francia) lo "Spiess". 
   Nel
    1910 un dirigibile Clement Bayard II traversa per primo la Manica (Bleriot
    l'aveva attraversata con il suo aereo nel 1909). 
   È
    solo con il primo decennio del '900 che gli italiani cominciano a utilizzare
    e costruire dirigibili, sono tuttavia i primi a sperimentarne l'uso bellico,
    nel 1911 durante la guerra di Libia. Nella stessa occasione si avrà anche
    il primo utilizzo bellico di aeroplani. 
   La
    Guerra 1914-1918
   Lo
    scoppio della prima guerra mondiale vede un intenso uso dei dirigibili
    e costituisce da un lato una formidabile spinta al miglioramento delle
    prestazioni, dall'altro un banco di prova delle capacità e dei limiti
    dei dirigibili. All'inizio
    delle operazioni la Germania è incontestabilmente all'avanguardia, sia
    come numero e qualità dei mezzi sia come cantieri e capacità progettuali. 
    La
    dottrina d'impiego tedesca privilegia l'utilizzo offensivo dei grandi dirigibili rigidi
    per il bombardamento pesante a grandi distanze (raids sulla Gran Bretagna)
    e la ricognizione strategica. 
    I
    tedeschi provano anche ad usare i dirigibili per trasporto a grandi distanze.
    Famosa è rimasta la spedizione dell'L59 destinato a portare rifornimenti
    alle truppe tedesche in Africa Orientale. La missione, interrotta per
    la comunicazione (errata), che le forze tedesche in Africa orientale si
    erano arrese comporta una permanenza in aria di 95 ore e una percorrenza
    di oltre 6.500 km. 
   
    Gli inglesi, che iniziano la guerra praticamente senza dirigibili (5 o
    6 mezzi di dubbio valore), scelgono di puntare sui dirigibili flosci (blimp),
    inizialmente piccoli, poi anche medi, che utilizzano con successo in funzioni
    difensive come la ricognizione, la scorta convogli, la lotta antisommergibili
    (ne utilizzeranno circa 200 durante la guerra). Avviano anche la progettazione
    e la costruzione di grandi dirigibili rigidi che però non sono sviluppati
    in tempo per prender parte a significative operazioni belliche. 
    
    La Francia inizia la guerra
    con sei dirigibili che destina inizialmente alla ricognizione poi al bombardamento,
    con risultati modesti e perdite elevate (anche per fuoco amico). Nel '17
    i dirigibili vengono trasferiti dall'esercito alla marina per compiti
    di scorta convogli, individuazione mine lotta antisommergibile. Nel nuovo
    ruolo dimostrano grande efficacia mentre le perdite si riducono sostanzialmente.
    Alla fine del conflitto la Francia ha in linea 37 unità. 
   Anche gli
    italiani progettano e costruiscono, durante la guerra, numerosi dirigibili,
    soprattutto semirigidi, che impiegano intensamente per bombardamento notturno,
    ricognizione, controllo delle rotte navali. In particolare le caratteristiche
    del nostro teatro operativo con distanze modeste e condizioni climatiche
    non estreme portano gli italiani a privilegiare rispetto a velocità o
    autonomia, la capacità di portarsi a quote elevate per sfuggire alla reazione
    nemica durante le missioni di bombardamento. 
   Un bilancio
    sull'uso dei dirigibili nella guerra porta a concludere che essi risultarono
    efficaci nel bombardamento lontano finché gli sviluppi degli aerei da
    caccia non resero tali missioni eccessivamente onerose, molto efficaci
    nella ricognizione e nella scorta convogli, potenzialmente utili anche
    se non sfruttati pienamente in tale ruolo, in missioni di rifornimento
    a grandi distanze. 
   Fra i principali
    progressi tecnologici realizzati nel corso della guerra si possono ricordare
    l'aumento delle dimensioni fino a oltre 60.000 mc e 210 m. di lunghezza,
    l'aumento delle velocità fino a 130 kmh di massima, l'aumento della quota
    operativa (particolarmente importante per sfuggire all'antiaerea e agli
    aerei da caccia) fino a oltre 8.000 m., i carichi utili fino a 50 tonnellate,
    l'autonomia portata a oltre 8000 km, da citare anche gli importanti sviluppi
    che gli inglesi diedero alla tecnica del pilone di ormeggio come alternativa
    al ricovero nell'hangar e i primi tentativi (rimasti a livello sperimentale)
    di utilizzo del dirigibile come "portaerei volante". 
   L'età
    dei giganti (1919 - 1936)
   Con la
    fine della guerra la situazione dei dirigibili si presenta caratterizzata
    da: 
    - La Germania impedita a detenere,
    costruire e progettare dirigibili dalle clausole dei trattati di pace
    e le unità superstiti cedute agli alleati a titolo di riparazioni di guerra 
    - La Gran Bretagna con una vasta
    flotta di dirigibili di piccole dimensioni inadatti a usi civili e troppo
    numerosi per le esigenze militari del tempo di pace e con alcuni grandi
    dirigibili rigidi già pronti o in via di realizzazione 
    - gli Stati Uniti interessati ad
    esplorare le possibilità civili e militari dei grandi dirigibili rigidi 
    - l'Italia che continua a sviluppare
    la formula dei semirigidi 
   La sfida
    che si pone a guerra finita è quella di riversare in campo civile i progressi
    tecnologici dei dirigibili realizzati durante la guerra, utilizzando le
    nuove grandi aeronavi per il trasporto passeggeri su lunghe percorrenze. 
   Due le
    principali incertezze, da un lato la competizione con l'aeroplano che
    realizza progressi sempre più rapidi, dall'altro le turbolenze delle
    economie che caratterizzano il periodo fra le due guerre e che pongono
    seri interrogativi sulla convenienza degli enormi investimenti necessari
    per realizzare i giganti dell'aria la cui redditività restava ancora da
    dimostrare. Alcune grandi sfide tecnologiche
    caratterizzarono la corsa fra il più leggero e il più pesante dell'aria
    che si svolge negli anni '20 e '30, fra queste la traversata dell'Atlantico e le imprese
    polari. 
    L'Atlantico
    Sono
    gli Inglesi con l'R34 (vol. 56.000 mc, lungh. 196 m.) i primi ad attraversare l'Atlantico nel luglio del
    '19 e a riattraversarlo per tornare in patria (108 ore all'andata, 75 ore al ritorno). (il primo mezzo aereo a effettuare la traversata
    senza scalo in un solo senso era stato, un mese prima, il bombardiere
    inglese Vickers Vimy di Alcock e Brown). 
    Si tratta di un exploit senza un domani: nonostante
    altri tentativi e qualche altra traversata gli inglesi non realizzeranno
    mai un regolare servizio di trasporto transatlantico con dirigibili. 
   Le
    imprese polari
   Altro settore
    di prestazioni estreme su cui si misurarono i dirigibili è quello delle
    imprese polari. In questo campo le imprese più memorabili sono realizzate
    da dirigibili di costruzione e conduzione italiana. 
    
    Nel '26 spedizione Amundsen-Ellesworth-Nobile con il "Norge", un dirigibile
    semirigido italiano da 19.000 mc, progettato e condotto da Umberto Nobile,
    acquistato per l'occasione dai norvegesi, sorvola il Polo Nord e traversa
    l'Artide, fino in Alaska, grande prestazione per il dirigibile e grande
    prestazione per le capacità di resistenza dell'equipaggio (oltre 5.000
    km. attraverso zone inesplorate in 68 ore). 
     
     Nel
    '28 la seconda spedizione polare, interamente italiana, realizzata con
    l'"Italia", un dirigibile di caratteristiche analoghe al "Norge", anche
    questa progettata e comandata da Umberto Nobile, si conclude tragicamente.
    Dopo aver raggiunto il Polo, sulla via del ritorno, il 25 maggio, il dirigibile,
    appesantito dal ghiaccio e forse a causa di perdite di gas, colpisce la
    banchisa. La gondola si stacca, l'involucro sparisce nella tempesta. I
    superstiti, si organizzano per la sopravvivenza nella "tenda rossa". I
    loro messaggi radio vengono captati da un radioamatore russo il 3 giugno.
    Intanto si mette in moto la macchina internazionale dei soccorsi. Dopo
    accanite ricerche i naufraghi vengono localizzati il 20 giugno e portati
    in salvo il 12 luglio, dopo una permanenza di 48 giorni sul pack. Fra
    i soccorritori perde la vita Roald Amundsen il cui aereo scompare durante
    le ricerche. Con il disastro dell'"Italia" il
    nostro paese abbandona il settore dei dirigibili. 
    La
    Gran Bretagna alla fine della guerra si ritrova con alcuni grandi
    dirigibili rigidi appena realizzati, altri ancora in cantiere destinati
    a scopi militari, l'ipotesi di una loro riconversione ad usi civili non
    raggiungerà mai condizioni di convenienza economica (né le autorità militari
    mostreranno un particolare interesse al loro mantenimento in servizio). 
    Un
    ultimo tentativo di dotare la Gran Bretagna di una rete di trasporti su
    lunghe distanze con impiego di grandi dirigibili rigidi è realizzato a
    partire dal '24 con l'"Airship Imperial Scheme". Questo prevedeva
    la costruzione di 6 grandi dirigibili e una serie di basi da
    realizzare nei principali centri dell'impero per il trasporto rapido di
    passeggeri e merci. 
     Si
    costruiscono due dirigibili da 150.000 mc (R100 e R101), in entrambi i
    dirigibili particolare cura è stata dedicata agli ambienti destinati ai
    passeggeri, con saloni, ponti per passeggiate, comode cabine. L'R100 nel
    1930 effettua con successo una traversata transatlantica Gran Bretagna
    - Canada. Diverso è il destino dell'R101; dopo una costruzione particolarmente
    travagliata, il 1° ottobre del '31 parte per il suo viaggio inaugurale
    verso l'India. L'R101 non raggiungerà mai la sua destinazione, a poche
    ore dalla partenza si schianta al suolo sulla Francia settentrionale provocando
    la morte di 50 uomini su 54 trasportati. Il
    disastro dell'R101 pone fine al progetto britannico di dotarsi di una
    flotta di grandi dirigibili (anche l'R100 sarà presto smantellato). 
    
     
    Gli Stati Uniti decidono negli anni '20 di progettare e realizzare
    grandi dirigibili da ricognizione per la loro marina. Si avvalgono largamente
    delle esperienze realizzate dai tedeschi durante la guerra per costruire
    in successione tre grandi dirigibili (Shenandoah,
    Akron, Macon) intensamente utilizzati fra il '23 e il '35, a questi è
    da aggiungere il Los Angeles, costruito nel '24 per l'US Navy dai Cantieri Zeppelin
    in conto riparazioni di guerra.  
   
      
    Tutti i grandi dirigibili americani vanno perduti in incidenti, spesso
    molto gravi, dovuti principalmente a maltempo e cedimenti strutturali.
    Fa eccezione il Los Angeles che conclude felicemente la propria carriera
    nel '32, vittima dei tagli di bilancio dovuti alla grande depressione. 
    Fra
    le innovazioni introdotte dagli americani: l'uso dell'elio al posto dell'idrogeno,
    l'utilizzo dei dirigibili come portaerei volanti con la possibilità di
    sganciare e di riprendere aerei
    da caccia (formula già sperimentata
    dagli inglesi durante la guerra), l'attracco al pilone di ormeggio installato
    su una nave appoggio. Da ricordare infine la costruzione, nel 1929, di
    un dirigibile a involucro metallico (Metalclad) da oltre 5.500 mc e 45
    m. di lunghezza che opera per 10 anni senza subire incidenti. 
   Il
    ritorno degli Zeppelin
   A partire
    dal '25 (Trattato di Locarno), con l'attenuazione dei vincoli posti dai
    trattati di pace, i tedeschi possono ricominciare a progettare e costruire
    dirigibili. Dopo una faticosa raccolta di fondi
    portata a buon fine attraverso una sottoscrizione nazionale che frutta
    2 milioni di marchi, viene messo in cantiere un nuovo grande dirigibile
    che completato nel luglio del '28 è battezzato "Graf Zeppelin". 
    
    Lo "Zeppelin", destinato al trasporto di passeggeri su lunghe distanze,
    è il più grande dirigibile fino ad allora costruito: 105.000 mc. di volume,
    236 m. di lunghezza, velocità massima di 128 kmh, autonomia di 12.000
    km., carico pagante 15 tonn. 
   Iniziano
    subito le traversate atlantiche verso il Nord e il Sud America, nel '29
    il giro del mondo in quattro tappe (viene anche stabilito il record mondiale
    di distanza senza rifornimento, con la tappa "Friedrichshafen-Tokyo" da
    11.247 km in 101 ore e 49'), nell'aprile del '31 una campagna di ricerca
    nelle regioni artiche, nel '31 è avviato un regolare servizio transatlantico
    Germania - Brasile. 
     
    Lo
    "Zeppelin" conclude la sua carriera nel '37 per raggiunti limiti di età
    (anche per effetto dei timori suscitati dal disastro dell'Hindenburg),
    dopo aver volato per oltre 17.000 ore, percorso quasi 1.700.000 km, trasportato
    in 590 voli 16.000 passeggeri. 
   Fra le
    innovazioni adottate sul Graf Zeppelin va ricordato l'uso come carburante
    del "blaugas", un gas dello stesso peso dell'aria che consentiva di risolvere
    il problema, piuttosto serio nelle grandi traversate, delle rilevanti
    variazioni di peso del dirigibile dovute al consumo del carburante. 
     
    Il
    successore dello "Zeppelin", l'"Hindenburg", varato nel '36, ha dimensioni
    ancora più imponenti: un volume doppio (200.000 mc, una lunghezza di 245
    m., una velocità massima di 135 kmh, un carico pagante di 19 tonn fra
    passeggeri e posta. Particolarmente curate le sistemazioni per i passeggeri
    (cabine, salone, sala da pranzo, sala di lettura, ponti passeggiata con
    vista sul paesaggio sottostante e persino un salottino per fumatori adeguatamente
    isolato). 
   L'Hindenburg
    è progettato per essere riempito con elio, ma non essendo stato questo
    messo a disposizione dagli USA, allora unico produttore del gas, si ripiega sull'idrogeno
    (peraltro di gran lunga meno costoso dell'elio). 
    Il
    dirigibile impiegato sulla linea Francoforte - Lakehurst (New York) opera
    regolarmente nel '36, poi il 6 maggio '37, durante le manovre di attracco
    al pilone di Lakehurst, il dirigibile prende fuoco restando completamente
    distrutto. L'incidente provoca la morte di 34 persone sulle 98 che erano
    a bordo.  
    Sulle
    cause si discusse a lungo, e ancor oggi, nonostante le indagini svolte,
    non si è addivenuti ad una risposta univoca (attentato, elettricità statica,
    ...). 
     
    La
    "catastrofe" dell'Hindenburg segna comunque la fine dei grandi dirigibili
    da trasporto, quelli ancora in servizio vengono fermati e poi smantellati,
    non si avviano ulteriori progetti. 
   Il "Graf
    Zeppelin II", il più grande dirigibile mai costruito, ulteriormente migliorato
    rispetto ai suoi predecessori, completato nel '38, non entra in servizio
    commerciale, svolge un certo numero di voli di addestramento e propaganda
    sulle città tedesche, poi, con lo scoppio della guerra, viene demolito
    per offrire il proprio alluminio alla Patria. 
   Prima di abbandonare questa sezione, qualche considerazione sugli incidenti che colpiscono i grandi dirigibili nel corso degli anni '20 e '30 e danno al dirigibile la fama di mezzo poco sicuro:
    - causa degli incidenti sono principalmente le avverse condizioni atmosferiche, cedimenti strutturali, accoppiati con errori umani di progettazione, conduzione o gestione delle macchine. Il temuto idrogeno è presente come fattore scatenante in un limitato numero di casi.
    -	nel caso dei dirigibili, a differenza di quanto accade con gli aerei, raramente incidenti, anche gravi, provocano la perdita totale delle persone a bordo (numerosi furono gli incidenti senza alcuna vittima). Nel caso dell'Hindenburg, l'incidente più famoso nella storia dei dirigibili e forse della navigazione aerea, le vittime furono complessivamente 36, corrispondenti a circa 1/3 del totale.
    
   Continuano
    i blimp (1937 - 1970)
    Con
    il disastro dell'Hindenburg, l'ipotesi del grande dirigibile rigido da
    trasporto sembra definitivamente messa da parte. I dirigibili tuttavia
    non scompaiono ma continuano ad essere utilizzati in alcuni paesi (USA
    e URSS) confinati ad alcune nicchie civili e militari in cui le loro caratteristiche
    specifiche sono difficilmente eguagliabili come la pubblicità e il pattugliamento.
     
    
    In particolare durante la seconda guerra mondiale gli Stati Uniti fanno
    un largo uso di dirigibili non rigidi (blimp) per scorta convogli, pattugliamento
    antisom, individuazione mine, ricerca e soccorso, missioni che i dirigibili
    assolvono egregiamente come è dimostrato dal fatto che gli USA , che avevano
    iniziato la guerra con una manciata di dirigibili, ne impiegarono per
    questi scopi nel corso della guerra 168 (delle 89.000 navi scortate dai dirigibili
    nessuna viene perduta, e un solo dirigibile è abbattuto a causa di
    azione nemica, con la perdita di un solo uomo). 
    Dopo
    la II GM gli USA continuano a progettare e costruire dirigibili per impieghi
    a loro congeniali, sviluppando e perfezionando la formula dei non rigidi.
    Nel '57 un dirigibile Goodyear della marina americana, lo ZP2N-1 "Snowbird",
    rimane in volo senza scalo per oltre 264 ore, percorrendo oltre 15.000
    km, stabilendo il nuovo record di distanza e di permanenza in volo; nel
    '58 viene costruito, sempre dalla Goodyear, per impiego come piattaforma
    radar, lo ZPG-3W, il più grande dirigibile floscio mai costruito (quasi
    43.000 mc per una lungh. di 123 m. ). 
    Durante le missioni di pattugliamento, che si protraggono per giorni, i dirigibili
    della Marina Americana fanno fronte a condizioni meteo particolarmente
    avverse che mettono a terra gli altri tipi di mezzi aerei,
    ridimensionando il luogo comune del dirigibile come mezzo da bel tempo. Per
    effettuare la sorveglianza dispongonodi grandi antenne radar ospitate
    all'interno dell'involucro.
  
    Con gli anni '60 tuttavia le fortune del dirigibile sembrano toccare il punto più basso, nel '62 le forze armate americane interrompono il loro utilizzo mentre in campo civile la Goodyear rimane praticamente sola a progettare costruire e utilizzare i dirigibili prevalentemente per attività pubblicitarie. 
   Un nuovo inizio ? (1970 -
    1990)
   L'eclissi
    dura poco, già con gli anni '70, favoriti fra l'altro dalla crescente
    attenzione verso le problematiche dell'energia e dell'ambiente, i dirigibili
    tornano ad attirare l'attenzione. Si
    apprezzano particolarmente nel dirigibile i bassi consumi, il ridotto
    impatto ambientale (mezzi poco rumorosi e poco inquinanti), le sue capacità
    come mezzo di sorveglianza, si elaborano nuovi progetti, sorgono nuove
    imprese, nuovi paesi s'interessano alle loro possibilità , nuove ipotesi
    d'impiego vengono prese in considerazione. 
    Nel 1971 è costituita in Gran Bretagna l'Airship association, con lo scopo di promuovere la conoscenza e l'uso dei dirigibili, che negli anni successivi svolgerà un'intensa azione di comunicazione (rivista "Airship", organizzazione di convegni e seminari, consulenza alle Amministrazioni in materia di regolazione del settore).
    mc.).  
    Nel '72 si ricominciano a costruire dirigibili
    in Europa, la tedesca WDL produce il suo primo dirigibile (WDL1 da 6.000
    mc.).  
    Nel '73, durante la crisi energetica è istituito
    dalla Marina Americana lo "LTA project office" per lo studio degli aspetti
    tecnologici ed economici della costruzione e dell'impiego dei dirigibili.
    Nell'83-84 viene realizzato dall'"LTA p.o.", utilizzando per le dimostrazioni
    in volo uno "Skyship 500", uno studio per un dirigibile da pattugliamento
    (approfondendo in particolare gli aspetti relativi alla sensoristica da
    imbarcare). Altri studi sono condotti, sempre negli USA, dalla Guardia
    Costiera (pattugliamento) e dall'Aviazione (trasporti in zone artiche).
    Nel '73 nasce anche il dirigibile ad aria calda
    (nell'81 la variante pressurizzata). 
    Nel '74, nell'ambito della DGLR (Associazione tedesca per l'aeronautica e l'astronautica) è costituito il "Comitato per il più leggero dell'aria". 
    Nell'80 inizia in Unione Sovietica lo sviluppo
    del Thermoplan, un dirigibile da trasporto pesante di forma lenticolare
    con un sistema di riscaldamento del gas di sollevamento (iniziativa che
    non ha ancora superato lo stadio di progetto). 
    Nell'81 l'inglese Airship Industries costruisce
    lo Skyship 500 (5.153 mc), seguito
    nell'84 dallo skyship 600 (6.666 mc).  
    Nell'86 un dirigibile Skyship è utilizzato dalla polizia di Atlanta e dall'FBI per scopi di sorveglianza in occasione dei Giochi olimpici.
     
    Nell'88 è avviato in USA il "Naval Airship Program"
    per la realizzazione di un grande dirigibile non rigido per la sorveglianza
    antimissile. 
    
    Ma questo è già il presente.
    
  
        
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